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Le arti belle in Toscana da mezzo secolo XVIII ai dì nostri

254849
Saltini, Guglielmo Enrico 29 occorrenze
  • 1862
  • Le Monnier
  • Firenze
  • critica d'arte
  • UNIFI
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Le arti belle in Toscana da mezzo secolo XVIII ai dì nostri

i diversi adornamenti che fece nel palazzo e nell’attiguo giardino dei suoi protettori, i conti della Gherardesca, sono opera sua il così detto

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caso, e molto attese alla correzione dei suoi disegni. La fabbrica detta della Sanità nel porto di Livorno lo mostra artista diligente.

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solenne ingiustizia dei suoi concittadini.

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lucchese da onorare il nostro tempo. Fornito di ricca immaginazione e sapiente criterio, raggiunse con le opere grandiose gli antichi esempi. I suoi

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1849 gli Austriaci, distrussero barbaramente quanto veniva loro tra mano, e il patrimonio più caro del Gherardesca, i suoi studj e le sue memorie

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i suoi studj sotto il Paoletti e il Cacialli, quindi a Roma, e riuscì architetto e perito di non comune valore. Devonsi a lui l’ingrandimento della

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Noi abbiamo veduto qual fosse in Toscana l’Architettura innanzi che il Paoletti ed i suoi valorosi allievi la riconducessero a più veri principii; ma

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principii falsi e corrotti dei suoi tempi, sebbene contemporaneo del Canova, non la fece avanzare d’un passo. Perchè in tutte le opere sue, i monumenti

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scultura. Dire quali fossero le sue prime opere, i suoi studj artistici, i viaggi che intraprese anche in regioni straniere non è da questo luogo; basti a

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Sarzana (n. 26 luglio 1814, m. 22 luglio 1856) fu aggraziato statuario, se non molto nuovo nei suoi concetti, abilissimo però a condurli con assai

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indefessamente se ne rese padrone, tanto da meritare nome tra i migliori. I suoi fregi e bassorilievi nel quartiere della Meridiana ai Pitti, i due

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differenti suoi visceri, staccarli, riunirli, ed anco aprirli per conoscerne la interna forma. Questo corpo intiero ed altre preparazioni parziali

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detto di lui anche troppo. — GAETANO PIATTOLI (n. 1703, m. 1770 circa), seppe di pittura tanto quanto faceva mestieri ai suoi tempi per esser tenuto in

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E vuolsi infine mentovato un altro pittore di storie a fresco, che sebbene ricco di feconda immaginazione, e di prontezza singolare, ebbe a’ suoi

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carta con arditezza michelangiolesca i suoi più grandiosi concetti, con la stessa e maggiore facilità che altri possa fare con la matita. E tanta era

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altri suoi quadri. Si vedano la morte di Zerbino, soggetto tratto dall’Ariosto, e quella tempesta che ricavò da una comparazione dell’Alighieri nel

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suoi dipinti gli esempi dei quattrocentisti, piuttosto che la falsa scuola in voga durante il primo periodo della sua vita artistica. Cercò dunque

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invenzioni. Tra i suoi primi disegni giovanili, vogliono essere ricordati Pier Capponi che lacera i turpi capitoli, Giuseppe venduto dai fratelli alla

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quelli de’ suoi coetanei. Nel 1800 ottenne il premio di pittura pel concorso del quadro a olio nell’accademia di Belle Arti di Firenze, col soggetto

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magazzino di varie specie di pietre dure italiane e forestiere. Quindi ricevette più largo impulso dai suoi successori Francesco I e Ferdinando I. Quest

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bulino degno di ricordanza onorata. Vero è che le opere sue e dei suoi contemporanei, in mezzo a molti pregi, risentono di una certa tal quale asprezza

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, perchè seppe intagliare i suoi molteplici rami con perizia dell’arte e mirabile delicatezza. Fatti in patria gli studj del disegno, passò a Venezia sotto

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vita nelle opere dell’arte, che in numero straordinario e sempre lodevoli gli uscirono dalle mani. Tra i suoi migliori intagli di genere finito vuol

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Cesari, su disegni cavati dai busti della regia Galleria, e dopo alcuni ritratti di Auguste donne de’ suoi tempi, ebbe presto reputazione nell’arte, e

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; opera insigne che, mirabile a dirsi! il nostro incisore condusse appena in tre anni (1797-800), e che mise negli artisti suoi contemporanei lo

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Canale e Bagni di San Filippo in Toscana e suoi annessi. Si hanno di lui a stampa diversi altri scritti d’arte, tenuti pregevoli. — Contemporaneo a

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suoi primi lavori, il ritratto di Benvenuto Cellini, e l’Agar del Guercino. Venuto a dimorare in Firenze (1825), ivi diede mano a quell’opera, nella

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E primo ricordato tra i suoi allievi vogliamo che sia PIETRO NOCCHI di Firenze (n. 29 giugno 1823, m. nel dicembre 1857). Le due Madonne, una detta

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’impara a scuola, appresi da un mediocre architetto gli elementi dell’arte, non pensò che a francarsi dalla imitazione dei suoi coetanei, e a ripristinare

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